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Due personalità così prepotentemente e profondamente spirituali la cui vita li portò ad abbandonare la loro terra nativa per arrivare, passando entrambi dalla Turchia, in Francia, paese in cui morirono. La loro missione spirituale fu legata in modo indissolubile alla musica, soprattutto quella della loro terra: l’Armenia e il Caucaso.


Le musiche di Gurdjieff e de Hartmann, composte a quattro mani tra il 1924 e il 1927, hanno il potere di evocare in noi le terre lontane in cui Gurdjieff viaggiò, luoghi che gli permisero di raccogliere frammenti di una conoscenza nascosta che, come una sacra missione, egli s’impose di riscoprire e trasmettere. Il Caucaso e l’Armenia ai tempi di Gurdjieff erano un incredibile crogiolo di culture, etnie e religioni che convivevano tra loro. Paesi che nella loro storia subirono incessanti guerre di conquista e che cercarono di far sopravvivere le loro tradizioni all’alternarsi di sempre nuovi dominatori, fino al terribile genocidio del popolo armeno ad opera dell’impero ottomano avvenuto negli stessi anni in cui si combatté la prima guerra mondiale. Musica quindi carica di significati profondi e in grado di rivelare, a un orecchio sensibile, le caratteristiche delle culture che l’hanno espressa.


La straordinaria capacità che Gurdjieff possedeva, di ricordare perfettamente le melodie ascoltate nei vent’anni che trascorse vivendo e viaggiando in Asia centrale e in Oriente, gli diede la possibilità, molti anni dopo, di raccogliere e documentare questo prezioso patrimonio culturale. Chi di noi non ha mai sognato, leggendo i “Racconti delle Mille e una Notte” o “Michele Strogoff”, di poter vivere incredibili avventure o viaggiare in mitiche carovane nel deserto e di incontrare, al termine del viaggio, una realtà spirituale di un'altra dimensione?


Questi brani ci condurranno attraverso le montagne del Caucaso, le selvagge steppe dell'Asia e l’Oriente misterioso, tutti luoghi magici e inaccessibili che hanno il potere di avvicinarci al cuore di noi stessi. Musica tradizionale certo, ma che tocca direttamente la nostra anima con la sua freschezza e il suo potere evocativo.

Alcune melodie portano l'impronta di un fascino indefinibile che richiama talvolta l’atmosfera di certe musiche russe d’inizio secolo. Altre sono pervase di una nostalgia capace di risvegliare in noi il ricordo d’una sorgente perduta, quella sorgente interiore di cui parlano tutte le tradizioni.

Come tutti i grandi maestri spirituali, Gurdjieff, si diede l’obiettivo di risvegliare l’essere umano e di aiutarlo a ritrovare in sé stesso la via verso questa sorgente interiore. Queste musiche sono, senza dubbio, l’emozionante testimonianza di questa ricerca e il testamento spirituale di Gurdjieff.


Anche per Komitas la musica tradizionale fu il punto di partenza per un percorso spirituale attraverso cui cercò di ridare un’identità al popolo armeno. Queste le parole di Vazgen I, Catholicos di tutti gli armeni dal 1955 al 1994: “Il popolo armeno ha trovato e riconosciuto la sua anima, la sua natura spirituale nelle melodie di Komitas. Komitas Vardapet è un inizio senza fine. Egli vivrà attraverso il popolo armeno, e il popolo armeno attraverso di lui, ora e per sempre".

La musica di Gurdjieff e Komitas